La Toscana giunge alla crisi sanitaria in corso con un sistema economico già in sofferenza. Il mito della Toscana felix, capace di coniugare crescita e coesione sociale, sviluppo e alta qualità della vita era stato messo in discussione già dalla crisi del 2008 e dai suoi effetti sociali, economici e ambientali, incidendo sul suo assetto produttivo e sociale in modo profondo.

Le risposte a quella crisi hanno privilegiato una ottica di tenuta di breve periodo, portando ad una progressiva erosione della

capacità produttiva, indebolendo gli investimenti privati (e per un lungo periodo, a causa del contenimento della spesa pubblica, anche quelli pubblici), il lavoro e contribuendo a rafforzare il peso della rendita (principalmente immobiliare, soprattutto in determinati contesti urbani).

Abbiamo assistito ad una debole ripresa senza occupazione, dove il recupero di competitività è avvenuto riducendo occupati, monte salari e tutele di diritti; si è puntato solo sulla crescita della domanda estera (esportazioni e turismo); abbiamo visto una stagnazione degli investimenti privati.

Oggi, a seguito dell’emergenza sanitaria ancora in corso e a causa degli effetti depressivi che questa avrà sul sistema produttivo regionale, è ancora più urgente impegnarsi per una rinnovata politica di programmazione economica e industriale nella nostra Regione, capace di coniugare sostenibilità ambientale, qualità del lavoro e diritti sociali.

Attenzione alla qualità del lavoro

L’azione della Regione dovrà essere indirizzata a favorire una piena occupazione, garantendo in primo luogo la qualità e la dignità del lavoro. Ciò significa maggiori risorse e controlli per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, contrasto alla precarietà e rispetto dei diritti e delle tutele dei lavoratori negli appalti pubblici, vigilando sul meccanismo dell’assegnazione dei servizi e degli appalti al massimo ribasso e ai subappalti che portano alla compressione dei diritti dei lavoratori.

Le nuove occupazioni: la Regione riveste un ruolo di primaria importanza nel creare le condizioni per catalizzare opportunità di investimento sul territorio. In questo senso gli investimenti dovranno puntare a riorientare l’economia nell’ambito della riconversione ecologica nel senso sopra descritto, che potrà costituire una nuova leva occupazionale qualificata, che accompagni la svolta produttiva legata all’economia circolare, sostenibile ed innovativa. In questo senso, esplorando nuovi ambiti occupazionali, si dovranno riqualificare i profili esistenti.

I Fondi Europei rappresentano una importante leva economica per il territorio regionale. La forte crisi economica (aggravata dalla pandemia del COvid-19 i cui risultati ultimi in termini di impatto globale sul sistema toscana vedremo nei prossimi mesi) e la costante riduzione degli investimenti pubblici (causata da una politica di tagli lineari ) e degli investimenti privati, hanno dimostrato come sia indispensabile utilizzare in modo corretto le importanti risorse messe a disposizione da questi strumenti. La nuova programmazione settennale, attualmente in corso di definizione, si apre con una importante novità che rappresenta, al contempo, una grande opportunità per la nostra Regione: la possibilità applicare una completa flessibilità nell’utilizzo dei fondi strutturali.

Siamo oggi difronte alla necessità di ricostruire il nostro sistema socio economico, come probabilmente mai dal dopoguerra ad oggi. Regione Toscana, assieme ai Comuni, alle rappresentanze delle categorie economiche e del mondo del lavoro e della società civile, dovrà essere pronta a questa importante sfida definendo una cornice progettuale che permetta di:

  • costruire un quadro complessivo che permetta di indirizzare le risorse economiche su settori strategici per la crescita economica sostenibile e per la tenuta sociale dei territori;
  • rafforzare le procedure di concertazione, coinvolgimento e diffusione così da aumentare la platea delle realtà in grado di utilizzare le risorse economiche;
  • rafforzare le proprie strutture di supporto tecnico e di gestione per garantire una maggior efficacia nella gestione delle procedure e nell’erogazione delle risorse.

L’utilizzo dei fondi strutturali europei nel periodo di programmazione che si sta concludendo ha mostrato proprio nell’ambito della riqualificazione energetica e ambientale delle imprese le maggiori difficoltà di utilizzo. Mentre occorre rafforzare l’impegno di investimenti di fondi europei in questa direzione, è necessario un’azione di sostegno alla formazione della Regione affinché le imprese toscane sappiano progettare interventi adeguati in questo ambito. Per questo la Regione dovrà impegnarsi a creare un hub di formazione agile rivolto ad imprenditori, professionisti, accademici, dirigenti pubblici nel quale favorire formazione specifica, tecnica, multidisciplinare, volto a trasferire/acquisire conoscenze tecniche specifiche, in particolare nel settore della riqualificazione energetica e ambientale delle imprese e della cosiddetta Industria 4.0.

L’hub formativo dovrà coinvolgere realtà diverse (università, imprese, centri di ricerca, istituzioni, professionisti), al fine di favorire, attraverso processi formativi molto agili, la diffusione di conoscenze tecnologiche e tecniche, modelli di gestione, figure professionali nuove, elementi normativi specifici al fine di promuovere il formarsi di una domanda qualificata da parte delle imprese e una adeguata capacità delle istituzioni di tradurre le istanze emerse in efficaci strumenti di intervento che possano sostenere le imprese e la formazione delle competenze più richieste.

Riqualificare i Centri per l’impiego I Centri per l’Impiego hanno moltissime incombenze come registrare e trasmettere ogni ora di lavoro effettuata da una persona all’Inps e all’Inail, seguire i ragazzi in obbligo formativo, attivare tirocini e apprendistato, il reddito di cittadinanza, l’inserimento al lavoro dei disabili ed infine costituiscono il punto di accesso al sistema regionale delle politiche attive per il lavoro. Favoriscono sul territorio l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, tra le persone in cerca di occupazione che necessitano di un sostegno nella scelta di un percorso formativo e/o lavorativo e le imprese che cercano personale. Sono quindi tipici strumenti delle politiche attive del lavoro diretti a favorire l’occupazione e non a coprire i vuoti delle politiche sociali. Una loro riqualificazione con le necessarie riforme è la strada più promettente e rapida per centrare gli obiettivi di una piena occupazione.

Occorre quindi riportarli alla loro funzione originaria, migliorando il meccanismo dell’incontro tra domanda ed offerta, potenziandoli con personale idoneo e dotandoli di strumenti adeguati (reti, banche dati, elenchi, ecc.). Occorre inoltre favorire momenti di conoscenza dei Centri per l’Impiego, con la collaborazione dei Comuni, che attraverso gli uffici per le politiche sociali e le scuole ne promuovano le attività e la conoscenza per facilitare il primo accesso.

Occorre infine valorizzare le risorse professionali che lavorano

presso i Centri per l’Impiego e aggiornarne/adattarne le competenze per rispondere alle necessità dell’attuale realtà del panorama lavorativo in regione.

Il recupero/rigenerazione d’impresa (Workers by out). Di fronte alle difficoltà in cui sempre più di frequente si trovano le imprese, a causa dell’onda lunga della crisi globale o per cause intrinseche all’azienda stessa, una delle risposte possibili è quella del recupero d’impresa (o Workers BuyOut). I dipendenti si associano, spesso in forma cooperativa, per rilevare le quote societarie, s’intestano la gestione dell’azienda e, salvando l’azienda, salvano il proprio posto di lavoro rilanciando l’impresa. Altrettanto importante, soprattutto in Toscana, è il fenomeno della rigenerazione d’impresa, cioè quel recupero di imprese nelle quali viene meno il fondatore per ragioni di anzianità e non vi sono eredi o comunque non sono interessati a mantenere la continuità produttiva. La Regione Toscana, d’intesa coi Comuni, potrebbe costruire una task force che aiuti in vario modo il processo di recupero o rigenerazione di un’impresa, assistendo con le proprie competenze interne i lavoratori che intendano costituirsi in cooperativa, interloquendo con i vari attori coinvolti. L’attività della task force può dispiegarsi dal supporto ai lavoratori per la predisposizione del piano industriale alla formazione delle nuove figure “imprenditoriali”, dalla facilitazione dei rapporti fra commissario liquidatore, giustizia, parti sociali e lavoratori, al rapporto con il credito.

Aree interne. Non c’è sviluppo complessivo nella nostra Regione senza lo sviluppo delle Aree interne.

Le aree interne sono quelle aree che, pur avendo forti potenzialità di sviluppo, si caratterizzano per la lontananza dai centri che offrono servizi di base (scuola, salute, mobilità) e che sono interessate da fenomeni di declino demografico. In queste aree si presenta una opportunità irrinunciabile di protagonismo sociale per rafforzare le reti sociali e far emergere il potenziale economico di questi territori. L’obiettivo finale è quello di contrastare ed invertire i fenomeni di invecchiamento e spopolamento in queste aree, il degrado del capitale culturale e paesaggistico. Per

raggiungere tali obiettivi sarà necessario:

  • Promuovere lo sviluppo: attraverso progetti finanziati dai diversi fondi europei, con una progettualità che consenta una ottimale gestione di tali fondi rispondendo direttamente alle esigenze dei singoli territori attraverso il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse presenti in ciascun territorio;
  • Garantire servizi essenziali: accesso ai servizi sanitari, all’istruzione, mobilità facilitata, accesso alla rete;
  • Sostenere le attività agricole: attraverso “Indennità compensative in zone montane”per gli svantaggi ai quali è soggetta l’attività agricola in tali zone;
  • Manutenere il territorio e contrastare il dissesto idrogeologico ovvero garantire l’equilibrio idrogeologico attraverso interventi di miglioramento della rete idrica in gestione ai Consorzi di Bonifica, e garantire l’equilibrio forestale attraverso un piano di prevenzione degli incendi;
  • Equilibrio faunistico intendere la fauna come risorsa assicurando una gestione faunistica coerente con il contesto ambientale e agricolo di riferimento;
  • Recupero dei borghi: sostegno, anche sulla scorta delle esperienze già in essere, delle cooperative di comunità (di borgo o di quartiere) per il recupero e riqualificazione edilizia, per la promozione di servizi ludico-ricreativi nonché di piccole attività commerciali di servizio ai residenti.

Il turismo

Nelle note economiche elaborate in primavera dall’Irpet per studiare l’impatto del Covid 19 sul turismo in Toscana, il crollo delle presenza dovrebbe attestarsi tra un -38% (nell’ipotesi più favorevole di lockdown contenuto) a un – 67% (nell’ipotesi di un lockdown prolungato).

Sono numeri considerevoli, anche in senso assoluto, dal momento che nel 2018 le presenze erano state più di 48 milioni, con una crescita da anni sostenuta in particolar modo nelle città d’arte, prima tra tutte Firenze.

La definzione di una politica per il turismo in Toscana ha avuto fasi alterne e una difficoltà stabile nell’individuare gli obiettivi e le forme dell’intervento pubblico regionale in questo ambito, anche, ma non solo, a causa di una normativa nazionale che contribuisce a frammentare compenteze e a sottovalutare l’importanza di una cabina di regia sovracomunale sul tema.

Finanziamenti alle imprese, promozione sui mercati internazionali, investimenti e produzioni in ambito culturale, infrastrutture sono elementi che concorrono, spesso in modo non coordinato, alla creazione, al supporto o all’indebolimento di una destinazione turistica.

Affinché il turismo possa contribuire allo sviluppo equilibrato e sostenibile, portatore di benessere per la comunità è necessario superare questa frammentazione e immaginare le politiche per il turismo come politiche di promozione dello sviluppo locale nel senso più ampio del termine.

Solo così potremo superare la logica della massimizzazione dello sfruttamento e del consumo delle nostre città a favore dell’industria turistica, per individuare in che modo la presenza di una domanda di servizi e prodotti che proviene da fuori possa contribuire allo sviluppo locale nel suo insieme.

Il settore merita un’attenzione specifica e il riconoscimento esplicito, soprattutto in alcune realtà, dello stato di crisi. Ma la ricostruzione dell’intero settore e delle sue prospettive di sviluppo devono ripartire dalla valorizzazione delle produzioni locali, dei territori e dai bisogni delle popolazioni che li abitano.

Il commercio

Il commercio nelle nostre città deve rappresentare:

  • un sostegno strategico all’economia della città, dei proprietari e delle famiglie.
  • un commercio equo che garantisca a tutti, dal produttore ai dipendenti del punto di distribuzione, un prezzo giusto assicurando la tutela del territorio.
  • un servizio di qualità che faccia trovare alla cittadinanza offerte adeguate nei negozi di vicinato ed in negozi specializzati in grado di offrire un diverso target rispetto alla grande distribuzione.

La valorizzazione del commercio cittadino si può raggiungere solo con:

  • Servizio di parcheggi a prezzi adeguati o gratuiti
  • Servizi navetta di trasporto a calibrare in funzione di stagionalità e specifici giorni settimanali.
  • Iniziative di quartiere (manifestazioni, eventi…) coordinate su tutta la città.
  • Sviluppo dei servizi di e-commerce e di consegna a domicilio, un servizio che potrebbe creare nuovi posti di lavoro.
  • Coordinamento con organizzazioni di promozione del turismo commerciale, ristorazione, street food.
  • Decoro urbano (cura dell’asfalto, pulizia, ritiro dei rifiuti funzionale ai servizi offerti zona per zona).
  • Accessibilità ben studiata per tutte le categorie, compresi i disabili, nelle aree a maggiore vocazione commerciale dei quartieri

Fattori determinanti devono essere la capacità sinergica forte che parta dall’amministrazione per creare un collegamento permanente tra pubblico, organizzazioni di categoria ed imprenditori privati per rendere possibile una gestione d’insieme delle funzioni di pianificazione, articolazione dell’offerta, fornitura dei servizi comuni, ecc.

Pensiamo alla realizzazione di uno studio di marketing territoriale da promuovere nelle città principali che aderiscano in questo a specifici protocolli, finalizzato alla redazione di un piano strategico per il rilancio dei centro storico e dei centri commerciali naturali, anche attraverso un coordinamento permanente e strutturato con momenti formativi specifici.

Con un piano della mobilità puntuale.

I mezzi pubblici devono arrivare in prossimità delle aree mercatali per dare un servizio di trasporto adeguato in grado di concorrere con i grandi centri commerciali senza entrare in conflitto con le esigenze residenziali delle aree urbane.

Con sgravi fiscali, semplificazione amministrativa, bandi di finanziamento, investimenti pubblici di riqualificazione.

Messa a disposizione di un ufficio dedicato alla valorizzazione del centro urbano per aiutare e facilitare le pratiche amministrative e per creare un collegamento costante per la promozione delle iniziative di valorizzazione ma anche per informare su possibili finanziamenti e sgravi fiscali.

I GIOVANI

Le politiche giovanili, già sviluppate nelle precedenti legislature con il Progetto Giovanisì, devono trovare una loro collocazione nell’ambito delle strategie di sviluppo economico regionale, perché la disoccupazione giovanile è un danno per la collettività regionale, ma soprattutto l’inattività, la mancata valorizzazione delle capacità, delle competenze acquisite, dello sguardo di lungo periodo e finanche dell’entusiasmo di contribuire alla collettività attraverso la realizzazione di sé da parte di tanti giovani che vivono in Toscana, sono un costo sociale ed economico che il nostro sistema non può permettersi. La Toscana ha bisogno delle sue menti e delle sue braccia più giovani e vitali. Trovare una prospettiva per il loro pieno impiego deve essere una priorità strategica trasversale a tutti i settori.

Il progetto regionale per l’autonomia dei giovani, Giovani Sì, è la base da cui partire per proseguire il lavoro di sostegno alle giovani generazioni, che li aiuti a raggiungere l’autonomia verso la realizzazione di sé. In particolare, occorre lavorare per fare in modo che le opportunità siano accessibili a tutti, in una società che è sempre meno comunità e sempre più individualista.

Educatori per i giovani (Youth workers). Per alcuni giovani, quelli più fragili, non basta predisporre misure di accesso ai percorsi offerti dalle pubbliche amministrazioni o dai privati, i canali informativi tradizionali non sono sufficienti. Per questa fascia di giovani occorre impiegare figure professionali formate, gli youth workers, che li possano accompagnare nel raccordo con le istituzioni, con le aziende o il mondo della formazione, verso l’uscita dalla propria condizione di fragilità che si potrebbe presto trasformare in esclusione sociale. Queste azioni devono però essere inserite all’interno di un sistema di rete che crei continuità nella filiera degli interventi, con il massimo coinvolgimento degli Enti Locali, primi conoscitori di ricchezze e fragilità dei propri territori.

Sostegno ai giovani agricoltori. Occorre costruire percorsi formativi per far sì che i giovani imprenditori agricoli siano in grado di prendere decisioni strategiche a beneficio della propria azienda. Con la regia della Regione si potrebbe:

  • favorire il consumo di produzioni a Km 0, per ridurre l’impatto dei trasporti e valorizzare le produzioni locali e tipiche, anche attraverso percorsi specifici con le mense scolastiche, aziendali e la rete dei GAS (gruppi di acquisto solidali);
  • realizzare una piattaforma alla quale abbiano accesso sia le aziende agricole che gli acquirenti europei, con lo scopo di favorire lo sviluppo e l’esportazione di prodotti anche per le piccole aziende che spesso hanno difficoltà ad accedere ai mercati internazionali.

Giovani imprenditori. La regione si deve adoperare per favorire l’incontro tra giovani, investitori e realtà imprenditoriali. Offrire ai giovani che vogliono fare impresa e che propongono progetti innovativi e creativi, un feedback utile a valutare la fattibilità della loro idea, aumentando la possibilità di trovare finanziamenti alle loro proposte con risorse pubbliche o private. Occorre inoltre lavorare sulla “staffetta generazionale”, creando misure per facilitare la trasmissione d’impresa (che sia o no a livello familiare), agevolando l’incontro tra aziende che hanno bisogno di rinnovarsi e giovani che a (che sia o no a livello familiare), agevolando l’incontro tra aziende che hanno bisogno di rin- novarsi e giovani che vorrebbero rilevare o prendere in eredità queste imprese.

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