Primo Maggio. Festa dei lavoratori e delle lavoratrici.
Davanti ai nostri occhi però un lavoro che per troppi ancora non c’è, oppure significa comunque povertà. Per tre persone al giorno addirittura perdere la vita.
Troppo spesso spogliato di dignità e diritti. Lavoro nero, sottopagato, sfruttato. In certi casi contro l’ambiente e la salute. In altri può sparire da un giorno all’altro, anche solo con una mail.
Proprio oggi, tentando di piegare e usare a proprio piacimento una giornata come questa, il Governo approverà un decreto che concede pochi euro ai salari mentre allarga ulteriormente la precarietà e fa arretrare ancora i diritti.
E che, mentre la povertà continua a crescere, taglia il reddito di cittadinanza a chi un lavoro non ce l’ha, in nome di una presunta occupabilità.
Quello che serve invece è un lavoro con le giuste tutele e diritti, sicurezza, stabilità, salari adeguati. Che sia motore di coesione, di sviluppo sostenibile e collettivo, di un ascensore sociale da troppo tempo bloccato. Che sia un mezzo per la felicità di ciascuno e il benessere delle comunità.
Buon primo maggio allora, di festa e più che mai di lotta.
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