#Aurora17; a Tirrenia con il Movimento Giovanile della Sinistra

La sinistra sa ancora mobilitarsi. Ai giovani dico: prendete un megafono.
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Il 13, 14 e 15 ottobre a Tirrenia si è svolto “Aurora17”, il seminario sulle sfide della sinistra europea ed italiana con il Movimento Giovanile della Sinistra, organizzato dal Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici. Anch’io ho preso parte alla giornata di apertura dei lavori.

Di seguito una parte del mio intervento e, per chi preferisce vederlo e ascoltarlo tutto, in fondo alla pagina si trova il video integrale.

“È un grande piacere essere qui con voi,  in questo nuovo percorso che fino a pochi mesi fa non pensavamo neppure possibile e che stiamo costruendo con grande impegno, passione, e consentitemi anche con una certa dose di follia.

Sapete già quanto sia necessaria la vostra azione e il vostro pensiero nel percorso di ricostruzione della sinistra che stiamo portando avanti. Una sinistra unita e plurale, che dal contesto che critica deve sapere  attingere le risorse per elaborare risposte. Oggi come non mai quella parte di società che giustamente chiede e rivendica appartiene alle generazioni più giovani, lasciate ai margini delle decisioni, troppo spesso usate come bandiere di un rinnovamento realizzato solo a parole.

Rivendicare politiche alternative, più eque, sostenibili e radicali dovete esserci soprattutto voi. Una generazione nata – forse – dopo la fine dei grandi partiti di massa, che ha vissuto probabilmente gli ultimi anni delle grandi manifestazioni di piazza in cui si respirava quel senso di appartenenza e di condivisione meticolosamente/scientificamente distrutto. Vi hanno fatto credere che era meglio lottare per se stessi che per la collettività, che era meglio chiudersi nelle proprie stanze che non scendere in piazza perché gli anni delle proteste sono finiti. Siete finiti, siamo finiti a difendere con le unghie e con i denti il proprio piccolo recinto. Qui ci hanno/vi hanno fregato.

Questa tre giorni, che oggi inauguriamo, auspico possa essere la prima tappa di un lungo e sicuramente non facile percorso, in grado di elaborare un pensiero sul mondo che ci circonda, per una sinistra da troppo tempo con parole poco affascinanti e con l’ambizione di cambiarlo il mondo. Una sinistra che ha abdicato da troppo al suo ruolo, perché la sinistra se non è rivoluzione,  semplicemente non è.

Non accontentatevi di pensare, siate parte del mondo in cui vivete, usate il pensiero, l’analisi, il confronto per elaborare proposte.

Lo dico a voi, ma lo dico prima di tutto a me stessa e a noi tutti.

Dobbiamo farlo per difendere i diritti dei più deboli, per arginare derive pericolose e difendere la democrazia. Oggi gli interessi in ballo non sono più particolari – come vogliono ancora farci credere – sono interessi generali, strutturali, di metodo e di merito. Ne è un esempio il ricorso alla fiducia sulla legge elettorale.

Il parallelo, tra questo procedimento che tutti noi abbiamo tacciato come strappo alla democrazia e le misure prese per incentivare, le hanno vendute così, per l’occupazione giovanile:  nessun ascolto tra le parti, nessuna condivisione d’intenti. Precarietà del lavoro e ricattabilità dei lavoratori al posto dei diritti, da cui soprattutto le giovani generazioni sono colpite.

Non basta e non basterà correggere le politiche neoliberiste.

In questa tre giorni discuterete d’Europa, delle crisi solo alcuni anni ma anche mesi fa inimmaginabili che attraversano alcune delle democrazie a noi vicinissime, pensiamo a quanto sta succedendo in Spagna, pensiamo alla Brexit; pensiamo all’esito delle elezioni tedesche.

A fronte di questo è chiaro che le politiche neoliberiste adottate finora hanno prodotto malcontento, aumentato il protezionismo e lo scontro tra le persone. Sono ormai diversi i Paesi in cui s’innesca la ricerca del nemico.

La crisi delle socialdemocrazie è evidente e ha avuto un ruolo in questa deriva. Diversi partiti socialdemocratici hanno raggiunto i minimi storici nelle ultime tornate elettorali; il partito socialista olandese è sceso al 5,7 per cento. Dunque finché il centrosinistra non abbandonerà la logica neoliberista e non seguirà un modello economico che mette al centro i bisogni delle persone, continuerà a fallire. Non dobbiamo cambiare il neoliberismo ma sostituirlo. L’unico risveglio a cui assistiamo è quello del partito laburista, che con Corbyn ha impresso una svolta radicale alla fallimentare terza via di Tony Blair (a cui si sono ispirati anche in Italia…) Altra esperienza positiva è quella del primo ministro portoghese Antonio Costa che, anche se all’interno in una grande coalizione, permette alla sinistra di portare avanti le proprie battaglie. Ma non basteranno le esperienze positive a trainare un risveglio di cui abbiamo urgente bisogno. Dobbiamo metterci a disposizione noi tutti, e farlo in prima persona anche nel nostro Paese.

E’ ora di finirla di descrivere i movimenti di sinistra in difesa dei diritti dei più deboli come forze populiste, antisistema. Servono politiche che rimettano al centro i bisogni delle persone altrimenti in un vuoto d’iniziativa  a farsi interprete di una rabbia sociale crescente saranno forze estremiste, xenofobe e antidemocratiche.

E’ finito il tempo in cui i partiti si riempivano la bocca di giovani e innovazione invitando sui palchi delle loro convention quella piccolo fette di società che era riuscita ad affermarsi. Qui abbiamo messo in piedi tre giorni in cui, è vero ci sono relatori, esponenti del movimento a livello nazionale, ma chiediamo a voi di elaborare pensiero e azione.

Non è un fatto scontato la costituzione di questo movimento. I media ritraggono Articolo Uno come il movimento della vecchia guardia della sinistra. E’ evidente invece che non è così e che sono centinaia i giovani che da tutta Italia si avvicinano a questa formazione. Per non parlare di quanto sia stato malamente dipinto quello che secondo me è stato un chiarimento dovuto rispetto al percorso politico, sociale e culturale che stiamo portando avanti.

Questo è un Paese ammalato di conformismo in cui la volontà precisa di organizzare uno strumento che lotta per misure d’equità diventa oggetto quasi di incredulità dei benpensanti. Come se insistere sulla necessità di cambiare una società in cui la ricchezza è in mano a pochi fosse un’ambizione smisurata e non compresa. Abbiamo già sperimentato lo scarso successo con cui i commentatori, gli opinionisti, tentino di interpretare le tendenze della società. E’ successo con l’elezione di Trump, con la rimonta di Corbyn, con il No al referendum del 4 dicembre nel nostro Paese.

Articolo Uno non deve avere timore di rompere schemi, di infrangere tabù come la necessità di ricostruire in Italia una forza di sinistra organizzata e radicata. Questo è un Paese cinico, in cui sono state – metaforicamente – prese a sassate pagine di storia, personaggi di prestigio che hanno cambiato in meglio la nostra società. Ci hanno fatto credere che lottare per i diritti dei lavoratori equivaleva a lottare per i diritti dei garantiti. Pensate all’operazione scientifica – compiuta per mano anche del Partito democratico – di screditamento del sindacato. Un’operazione annosa che è riuscita con il fare ingoiare a milioni di lavoratori uno svilimento del loro potere contrattuale. L’abolizione dell’articolo 18, il Jobs Act. A chi hanno giovato queste politiche se non a coloro che accumulano ricchezze. A cosa son servite queste misure se non ad aumentare le diseguaglianze?

Vostro compito sarà quello di essere non parte integrante ma forza attiva nella costituzione di questa formazione, inedita nel panorama italiano ma che si ispira a esperienze concrete che hanno preso forma all’estero, sia in Europa che oltreoceano. Esperienze che hanno avuto la forza e successo nella società perché hanno saputo ridare voce ai giovani, coinvolgendoli nell’impegno e nella lotta per una società più equa, con più diritti e possibilità alle nuove generazioni.

Per anni ci hanno fatto credere che era modernità superare il concetto di statalità, che bisognasse andare incontro a un sistema selettivo. A lungo per l’università è stato preso a modello il sistema statunitense;  minando il diritto e l’accesso al sapere. Sono di pochi giorni fa i dati Ocse che ci dicono come a laurearsi in Italia sarebbe solo il 20% della popolazione, considerando la fascia d’età che va dai 25 ai 34 anni. Una percentuale bassa che non fa onore al Bel paese, soprattutto in riferimento alla media Ocse che si attesta intorno al 30%.

Pensiamo ai mezzi di trasporto. Ci siamo ispirati alla privatizzazione, abbiamo permesso che la possibilità di viaggiare in lungo e in largo per il paese diventasse sempre più costoso, sempre più un privilegio. Così oltre alla divisione tra prima e seconda classe è diventata sempre più concreto il divario tra chi può o no salire su un treno alta velocità. Questo colpisce in primo luogo voi, in quanto anello terminale di una società con sempre meno garanzie di servizi.

Le stesse generazioni a cui il mercato del lavoro offre uno spazio minimo, se non nullo, rispetto a quello che hanno avuto i propri genitori. Il vuoto di partecipazione che si è creato in questi anni principalmente attorno alla politica ha danneggiato primariamente voi giovani, vi ha lasciati sprovvisti di rappresentanza e in balia di una disaffezione, che ha finito per disaggregare le coscienze, indebolire le vostre rivendicazioni.

Disaffezione, disimpegno e silenzio hanno fatto comodo alla classe dirigente di questo Paese, ai poteri forti diventati sempre più prepotenti. La politica ha ceduto alle regole della finanza, il popolo ha abbandonato l’impegno per difendere valori e contrastare ingiustizie.

E’ finita che non è andata male proprio a tutti. Chi proviene da famiglie agiate ha la possibilità di accedere a posizioni agiate, garantendosi un futuro prospero e di privilegi. Chi non può, semplicemente rimane al palo del precariato quando va bene e del lavoro sottopagato. I meccanismo della gig economy non sono altro che la conseguenza di un laissez faire senza precedenti nel mondo del lavoro. Serviva un piano di investimenti, e invece niente si è finito per smantellarne i diritti facendo credere che questo avrebbe creato lavoro.

Sono convinta di non raccontarvi niente di nuovo. Questo sfacelo lo conosciamo bene, in primo luogo  – purtroppo – lo conoscete bene voi.

Ora bisogna mettere in campo un programma che sappia rispondere a questi bisogni.

Il vostro impegno, la vostra volontà di occuparvi di questo e della collettività, può diventare qualcosa di rivoluzionario.

Intervento ad Aurora17 – Movimento Giovanile della Sinistra

Il mio intervento ad #Aurora17, la tre giorni di formazione del Movimento Giovanile della Sinistra che si è svolta pochi giorni fa in Toscana, a Tirrenia.

Posted by Serena Spinelli on Tuesday, October 17, 2017

 

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