La sinistra sa ancora mobilitarsi. Ai giovani dico: prendete un megafono.

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#Aurora17; a Tirrenia con il Movimento Giovanile della Sinistra
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Mercoledì pomeriggio (11 ottobre) a Firenze, come in tante altre città d’Italia, siamo scesi in piazza, o meglio, in strada. La Sinistra unita si è mobilitata in difesa della democrazia, delle istituzioni democratiche, perché il Governo a pochi mesi dal voto compie una forzatura inaccettabile sull’approvazione della legge elettorale.

Non entro nel merito della nuova normativa, peraltro incomprensibile e tesa a favorire coalizioni di comodo, ad espropriare i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti. Con questa legge elettorale 2/3 del Parlamento saranno nominati dai capi partito, eletti per trascinamento. Ancor prima del contenuto della riforma, a spingerci in poche ore a chiamare all’appello tutte le forze della sinistra è stato il metodo con cui il Governo ha scelto di procedere. Uno strappo alla democrazia che allontanerà ancora di più i cittadini dalle istituzioni e dalla partecipazione alla cosa pubblica.

Ho preso spunto da quanto successo nelle ultime settimane per fare una riflessione attorno al percorso di unità a sinistra che stiamo portando avanti. Veniamo da giorni di chiarimenti, non facili ma utili, e soprattutto attesi dalla base di Articolo Uno. Nei mesi scorsi abbiamo chiesto alle forze politiche della sinistra, a quelle interessate a costruire un progetto alternativo che mettesse al centro i bisogni delle persone, di farsi avanti, di fissare una data e iniziare un percorso comune. Un passaggio più che doveroso visto che mancano circa sei mesi alle elezioni politiche. Non sarebbe stato difficile trovare dei punti su cui focalizzare la nostra azione politica unitaria. Sono stati appelli perlopiù caduti nel vuoto. Fino alla svolta di pochi giorni fa, in cui si è proposto una data, svelando le ambiguità che finora avevano congelato questo inizio.

 

La settimana scorsa durante una riunione del coordinamento metropolitano fiorentino di Articolo-Uno Mdp ci siamo lasciati con la necessità di stilare un documento condiviso che sottoponesse ai dirigenti nazionali del movimento alcune necessità da non sottovalutare. In particolar modo ci riferivamo alla necessità di imprimere a livello nazionale un’accelerata al percorso unitario della sinistra. Lo abbiamo fatto da Firenze, e dalla Toscana, terra in cui ormai da mesi le forze della sinistra organizzano iniziative superando il confine delle sigle, de nomi e degli schieramenti. In quel documento abbiamo esplicitamente chiesto cosa si aspettasse ancora a costituire una forza di sinistra, unita e plurale, di cui da mesi discutiamo. La risposta è arrivata pochi giorni dopo, con la data del 19 novembre.

Da allora si è riacceso il motore. Quando si fa chiarezza succede. La prospettiva di procedere finalmente verso una sinistra unita e forte ha ravvivato l’entusiasmo. Ed è qui che torna l’esempio della protesta contro la legge elettorale. Certo non ci siamo illusi che questo potesse far saltare il patto di ferro tra il Partito Democratico e la destra, in cambio della possibilità di decidere a tavolino chi eleggere in Parlamento, però era importante dare un segnale politico forte e unanime. Abbiamo compreso qualcosa d’importante: in poche ore tutte le forze di sinistra, nessuna esclusa, si sono mobilitate per scendere in piazza. Speriamo sia solo l’inizio di una spinta propulsiva molto più ampia verso l’appuntamento del 19 novembre.

Questo fine settimana a Marina di Pisa ci sarà Aurora17. Il Movimento Giovanile della Sinistraorganizza una tre giorni per discutere ed approfondire il percorso dirimente che stiamo attraversando. Venerdì 13 interverrò anch’io, insieme a Enrico Rossi e Massimo Paolucci. A quei giovani che sarò felice di poter conoscere e che molto già sanno della storia di questo Paesi, dei suoi problemi, della crisi che attraversano le democrazie europee – dirò di organizzarsi perché i tempi che ci aspettano richiedono coesione e determinazione. Mentre intorno tutto cambia, le diseguaglianze crescono spaventosamente, l’insofferenza verso le istituzioni raggiunge livelli allarmanti. Pensiamo alle destre che avanzano, agli estremismi che incombono. Pensiamo alle ‘tartarughe nere’ di Casa Pound che interrompono i Consigli comunali, attaccano striscioni minacciosi, fomentano l’odio e criminalizzano l’immigrazione. Tutto questo succede, oggi. A quei giovani che a Marina di Pisa incontrerò dirò che bisogna fin da subito convincere altri giovani come loro a non stare più chiusi nelle proprie stanze. Troppo a lungo a queste generazioni è stato detto che scendere in piazza e lottare per diritti di tutti non sarebbe servito a niente, e che l’unica lotta utile era quella per se stessi.

È andata a finire che la verità ce l’ha detta l’Istat nell’ultimo rapporto. Quando ha chiarito che nel nostro Paese ottengono posti di lavoro prestigiosi chi proviene da famiglie agiate. Tutti gli altri rimangono al palo del precariato, quando va bene. È andata a finire che 12 milioni di italiani non si possono più curare. Che in Italia abbiamo il 40% di disoccupazione giovanile, il più basso numero di laureati; il 20 per cento della popolazione tra i 25 ai 34 anni, secondo l’Ocse. C’è un alto tasso di abbandono scolastico e una scuola pubblica che prepara gli studenti in maniera sempre più fragile e disarticolata.

Sono lotte su cui dobbiamo impegnarci per i giovani e soprattutto con i giovani. Dal contesto che critichiamo dobbiamo attingere le risorse per la nostra critica. Per troppo tempo abbiamo smesso di prendere un megafono in mano e salire su un muricciolo, chiamando le persone a protestare a far sentire la propria voce in difesa dei diritti, di ciò che serve per vivere dignitosamente. Gli uni contro gli altri perdiamo. La storia ce lo insegna. Dico ai giovani, ai meno giovani, a chiunque voglia tornare a lottare per l’equità, l’uguaglianza, le pari opportunità sociali e culturali, di tornare all’azione politica. Occuparsi degli altri, insieme agli altri, è un atto semplice, ma può diventare rivoluzionario.

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