E’ necessario individuare un modello operativo valido a livello regionale, per garantire le migliori forme di presa in carico anche nelle zone divise da confini burocratici.
Da tempo, insieme al consigliere Bezzini, ho posto all’attenzione della Giunta il tema dell’accesso alle cure e della miglior forma di presa in carico di cittadini e pazienti che vivono nei territori del Chianti fiorentino, Valdelsa senese e fiorentina. Territori che ricadono sotto due diverse aziende sanitarie: la Ausl Toscana Centro e la Ausl Toscana sud est. Confini burocratici, che però non coincidono con le scelte delle popolazioni residenti: i cittadini dei territori della Vald’Elsa fiorentina tendono infatti a rivolgersi prevalentemente all’Ospedale Campostaggia di Poggibonsi, che risulta più facilmente raggiungibile. L’utenza di questo ospedale è progressivamente aumentata, tanto da risultare superiore a quanto previsto ed oggi strutture e servizi necessitano di un adeguamento.
Ma a che punto siamo con queste azioni indispensabili?
E’ stato questo l’oggetto di una interrogazione presentata lo scorso 23 dicembre insieme al Consigliere Bezzini.
Nello specifico, abbiamo chiesto alla Giunta risposte sullo stato di attuazione dell’accordo per i rapporti di confine e la mobilità sanitaria (siglato tra le due Ausl nel 2017), la stipula dei protocolli operati previsti, le azioni di potenziamento previste a strutture e servizi per sostenere il maggior carico e i loro tempi di attuazione, tempi e azioni per arrivare prima possibile al nuovo Pronto soccorso di Poggibonsi.
Dalla Ausl Toscana Centro abbiamo ricevuto una prima serie di risposte, in cui si conferma l’esistenza di accordi di mobilità per il 118, i percorsi ospedale-territorio per le dimissioni complesse e le riabilitazioni, i percorsi Hospice, l’Ospedale di Comunità, la farmaceutica, la dialisi, le prestazioni di laboratorio e diagnostica per immagini.
Queste prime risposte sono già un passo avanti.
Rimane però ancora da definire tutta la questione del Pronto Soccorso presso l’Ospedale Campostaggia: previsto per 12.000 accessi, ne totalizza in un anno oltre il triplo. Il suo potenziamento in termini strutturali e di servizi non può più attendere.
Su questo continueremo a sollecitare una risposta della Giunta: abbiamo chiesto infatti una riunione tra l’assessore regionale, la direzione aziendale e i sindaci del territorio, per condividere il crono programma.
Tutto ciò richiede però una riflessione in un’ottica più ampia, di dimensioni regionali. Il caso dei territori tra Siena e Firenze non è il solo: occorre quindi individuare un modello operativo valido per tutte le zone di confine, per garantire ai cittadini la migliore forma di presa in carico.
La salute non conosce confini, i cittadini hanno diritto ad un accesso alle cure che non può essere reso difficile da vincoli burocratici.
E’ questo che intendo quando dico che i percorsi vanno costruiti “intorno ai pazienti” e non viceversa e questo vale anche quando non si è in territori di “confine”. Bisogna costruire processi certi di presa in carico sul territorio per quelle risposte che attengono soprattutto la fase dell‘inquadramento diagnostico , del rientro al domicilio dopo la degenza e soprattutto della quotidiana presa in carico della cronicità. Una necessaria prossimità da attuare per i bisogni di salute più frequenti ed una centralizzazione delle grandi specializzazioni, per costruire una buona qualità della vita: avremo così cittadini soddisfatti del servizio di cura, non solo per la sua qualità ma anche per la facilità e linearità di accesso. Cittadini meno “stressati”dunque, e probabilmente anche con costi minori per la collettività.