Sinistra è Futuro. A Firenze con Pierluigi Bersani

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La serata è iniziata con questo breve video, che ringrazio Alessio di avermi inviato.

Abbiamo deciso di proiettarlo, non tanto per omaggiare Bersani, che era lì con noi, ma perché, anche se è di qualche anno fa, quelle parole pronunciate sui valori della Sinistra erano giuste allora e lo sono ancor più adesso. Oggi più che mai, perché le diseguaglianze sono cresciute, mai come ora.

E perché credo che la differenza tra destra e sinistra sia ancora vera e concreta, e che tutto questo non possa essere sostituito tra il nuovo che si deve affermare e il vecchio da superare. Non siamo qui per ricordare il passato ma per parlare di futuro. Perché Sinistra è futuro, e  abbiamo le nostre buone ragioni per sostenerlo.

Sinistra è eguaglianza e modernità, conservatorismo e neoliberismo sono il passato: perché rappresentano il mantenimento di ciò che è, dei privilegi, delle ingiustizie. Lottare perché un lavoratore non sia pagato quattro euro è attuale e di sinistra, perché significa migliorare il futuro delle persone.  È stato fortemente riduttivo e sbagliato abdicare alla necessità di giustizia sociale in nome del cambiamento. Cambiamento di cosa, poi, di persone ma non di politiche, lasciando forti i forti e deboli i deboli.

L’Italia che ce l’ha fatta è quella che proviene da famiglie agiate e privilegiate. Sono quei giovani, pochi, che hanno avuto accesso a tutto. È mancata invece la cosiddetta ‘narrazione felix’ per quella marea di persone che sono rimaste escluse, prigionieri di ristrettezze economiche e di una società che non gli ha offerto nulla se non precariato e sfruttamento.

Ci hanno ripetuto fino alla noia il concetto di “merito”, dimenticando di dire che questo si esprime tanto più facilmente se hai tante più opportunità, mentre se parti in ultima fila è molto più difficile. Per questo stiamo costruendo una forza che ha ragione di esistere nella difesa del lavoro e della sanità pubblica, dell’accoglienza, del diritto allo studio; nella salvaguardia dell’ambiente, del territorio, nello sviluppo dei trasporti.

È una vergogna che l’1 per cento della popolazione possieda il 25 per cento della ricchezza nazionale e sia 415 volte più ricco del 20 per cento più povero. Vogliamo dire chiaro e tondo che chi ha di più deve dare di più? Vogliamo dire che la modernità passa dall’accesso alle risorse per tutti? La progressività delle tasse sembra un concetto molto nuovo, ma è uno dei principi della nostra Carta Costituzionale, che deve essere maggiormente applicato e senza il quale non c’è sviluppo né giustizia sociale.

Le politiche per il lavoro adottate negli ultimi anni non hanno funzionato. Per il Jobs Act sono stati spesi qualcosa come 22 miliardi di euro, funzionando come moltiplicatore di precariato non certo di lavoro stabile. Un aumento del 28 per cento dei licenziamenti disciplinari solo nei primi 8 mesi del 2016. Sono peggiorate le condizioni contrattuali e la condizione psicologica dei lavoratori. Lavoratori contro lavoratori. E non era questo il ruolo della sinistra.

Non era quello di smantellare l’articolo 18, di slegare da lacci e lacciuoli i voucher, per poi fare rocambolescamente marcia indietro per paura del referendum della Cgil. È del voto dei lavoratori e del sindacato che la sinistra deve avere paura? E abbiamo aperto una prateria alla finanza sregolata, alle big company che considerano l’impegno e la fatica del un servizio da pagare a cottimo. È questa la modernità? In realtà assomiglia più a Oliver Twist che alla Silicon Valley.

Pensiamo alla gig economy, un modello sempre più diffuso nelle nostre comunità e che conosce  in particolar modo il mondo dei giovani, ai quali chiediamo di essere loro interlocutori. Li avrete visti i nuovi facchini che consegnano cibo e altri beni a domicilio sfrecciando in sella alle loro biciclette. Non conoscono pioggia, feste e malattia: in media lavorano per circa 4 euro l’ora e nella maggior parte dei casi sono costretti a stipulare assicurazioni private per proteggersi in caso di infortuni.

Se tutto questo non è moderno, è quantomeno attuale intervenire per mettere un freno a questa mancanza di regole. Così come è doveroso tassare le grandi società internazionali , i grandi capitali, che pagano le tasse all’estero ma che fanno profitto in Italia.

Possiamo farlo. E ridistribuire i proventi non a pioggia, con bonus che vanno anche a chi non ha bisogno di aiuti, ma attraverso interventi che generano sviluppo.  Un euro messo in tagli fiscali produce un moltiplicatore produttivo dello 0,8 per cento. Un euro messo in investimenti produce un moltiplicatore del 2,5 per cento. E il nostro paese ha un grande bisogno di investimenti. Investimenti materiali, come le infrastrutture, anche quelle telematiche, la riduzione del grave dissesto idrogeologico, l’adeguamento sismico dei nostri edifici, un piano energetico che non dica #ciaone alle energie rinnovabili, un piano industriale che guardi all’industria 4.0 come ad una opportunità e non come un ineluttabile produttrice di ulteriore disoccupazione. E investimenti immateriali, sanità, welfare, scuola, ricerca. Noi nasciamo per fare questo.

I servizi alla persona non possono essere sostituiti con i bonus, quando di fronte alla povertà crescente serve rafforzare il welfare, la sanità pubblica universale, le politiche per l’accoglienza. Perché un bambino che nasce qui è un bambino italiano, indipendentemente da dove vengano i suoi genitori.

Lasciare che il disagio cresca per poi inseguire la destra è sbagliato e pericoloso. E penso alla vergogna della legge sulla legittima difesa approvata dalla Camera. E poi vogliamo dirlo ad alta voce che bisogna salvare le persone in mare e serve accoglierle nelle nostre comunità, e avere il coraggio di superare la Bossi-Fini e i problemi che genera all’integrazione e all’accoglienza. Gesti sacrosanti a cui la Sinistra non può rinunciare. Così come sul fatto che deve essere lo Stato a proteggere i cittadini e non dando la possibilità di armarsi come degli “sceriffi fai da te”.

Quella percorsa finora è stata una direzione sbagliata, che insieme a tanti altri abbiamo deciso di non accettare più. Quando le persone smettono di capirti e poi di ascoltarti il segnale è evidente. Ma voglio dire anche un’altra cosa: perché per tempo mi ha ferito sentire dire che tutto ciò che la Sinistra ha costruito non andava bene ed era tutto sbagliato. Questa non è stata la strada della sinistra, sempre e ovunque. Dove abbiamo governato abbiamo anche commesso errori, ma abbiamo sempre promosso un modello di sviluppo solidale, accogliente e progressista. Pensiamo alla Toscana, alla nostra regione, al modello virtuoso di welfare e sanità, ai distretti industriali, i più produttivi d’Italia. A questo abbiamo contribuito con scelte di sinistra. Abbiamo attratto investitori stranieri per creare occupazione, abbiamo costruito e rinnovato gli ospedali e il nostro modello sanitario, perché la salute è un diritto universale. E la più grande preoccupazione è che tutto questo non sia più possibile, e non perché è giusto che non lo sia, ma perché qualcuno ha fatto scelte diverse.  Nonostante i tagli, forti da parte del Governo nazionale abbiamo cercato e cerchiamo di non lasciare indietro nessuno. Questo è sinistra, e questo è futuro.

Stiamo cercando di costruire una forza popolare, aperta a tutta la sinistra e a tutti coloro che sono la Sinistra nel loro agire quotidiano. Non una sommatoria di liste e nomi, ma un progetto politico concreto, chiaro, plurale.  Quello che stiamo costruendo fortifica la democrazia di questo Paese. E che non siamo certo noi ad aprire le porte ai populismi e sovranismi, ma le scelte politiche che abbiamo fatto, e non vogliamo più ripetere. Quello che stiamo facendo rafforza ognuno di noi.

Bobbio diceva che “La democrazia è il più grande tentativo di organizzare una società per mezzo di procedure non violente”. E poi diceva anche che la “Sinistra è la forza che combatte le diseguaglianze”. La sinistra è  movimento, è una rivoluzione continua dell’esistente, per migliorarlo e renderlo più giusto per tutti. Sentivo il bisogno di ribadire questi valori qui, insieme a voi, per condividerli. Abbiamo l’urgenza di farlo sempre, fuori, tra le persone, in tutti i contesti e i momenti della nostra vita. Forse è così per ognuno di noi, solo che per un po’ troppo tempo abbiamo avuto poco coraggio nel farlo. E io credo che adesso il tempo sia scaduto.

 

 

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