Verso l’ 8 Marzo: contro chi minaccia i diritti e il corpo delle donne

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8 marzoUn 8 Marzo di festa e di lotta in risposta a chi attenta ai diritti, alla dignità e al corpo delle donne
Decreto Pillon, Femminicidio, Legge 194, violenza mediatica: nel nostro paese c’è da combattere un degrado culturale che si manifesta proprio nel mancato rispetto delle donne.

L’ 8 marzo è la festa della donna, di tutte le donne. Una data che ogni anno ci ricorda quanto ancora sia lungo il cammino da fare verso una reale uguaglianza di genere. Anche in Italia. Anzi, negli ultimi tempi, soprattutto in Italia.

Sui diritti e sul corpo delle donne incombono nel nostro paese pericoli che speravamo di non dover più affrontare. Purtroppo sono tanti gli aspetti inquietanti, che ci dicono che non possiamo abbassare la guardia in quella che deve essere prima di tutto una vera e propria battaglia culturale.

Mi riferisco per prima cosa al cosiddetto Decreto Pillon che, con il pretesto di salvaguardare i minori e consentire la bi-genitorialità, incide in realtà pesantemente sulla vita e sulle emozioni dei minori stessi, mette a rischio le donne che vogliono uscire da relazioni violente, incrementa il conflitto, allunga i tempi di separazione dei coniugi e non considera le disparità economiche ancora presenti tra i generi in Italia. Un Decreto pericoloso, tant’è che da più parti è giudicato non emendabile e se ne chiede il ritiro tout court.

E che dire del Femminicidio? Un fenomeno che disonora il nostro paese e la dice lunga sul disagio culturale esistente nei confronti delle donne, un disagio senza confini: interessa infatti tutte le età, le classi sociali, le regioni italiane da Nord a Sud. E invece che fare passi avanti nel contrasto alla lunga catena di femminicidi, una recente sentenza dell’Assise d’Appello di Bologna ha quasi dimezzato la pena a un assassino reo confesso. Nella sentenza, per concedere le attenuanti, si parla di una “tempesta emotiva” scatenata dalla gelosia.    8 marzo

Parole che pensavamo di non dover più sentire in un’aula di Giustizia, da quando, nel 1981, finalmente in Italia uscimmo dal Medio Evo e venne abolito il Delitto d’onore, che in pratica permetteva all’uomo di uccidere una donna e cavarsela con pochi anni di carcere.

Destano grande preoccupazione anche le voci che si alzano contro la legge 194/1978, che ha introdotto il diritto all’interruzione di gravidanza e alla maternità responsabile. Anche qui si vuole far tornare indietro l’orologio della storia e ricacciare le donne nel pericolo e nell’illegalità.

Ci troviamo insomma di fronte a un attacco frontale a tutti i diritti che le donne hanno conquistato nel corso di lunghe battaglie. Compreso il diritto a essere libere ed esprimere il proprio pensiero, la propria autodeterminazione, a impegnarsi in politica o nella carriera.

Assistiamo infatti a un vero arretramento culturale, dove ancora e sempre la donna è vista come corpo, come oggetto. Leggevo ieri un bella intervista a Julie Bindel, giornalista e attivista contro la violenza maschile sulle donne, sul pensiero patriarcale e maschilista che sta dietro l’idea di normalizzare la prostituzione, del corpo della donna come merce. Per cui “se il sesso è un lavoro, allora lo stupro diventa solo un furto”.

Dunque Viva l’8 marzo, che ci ricorda ogni anno che occorre lottare e lottare ancora: chi predica disuguaglianza e prepotenza prima o poi colpisce le donne. Sono convinta che è anche dal protagonismo e dal rispetto delle donne – fisico, di linguaggio e culturale – che passa la via di una sinistra che sappia interpretare il tempo che viviamo e fronteggiare le idee regressive di una destra che non si vergogna di attentare ai diritti, al corpo e alla dignità delle donne.

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