Politiche regionali per il welfare culturale: ne abbiamo parlato in due eventi, in occasione di “LuBeC 2021 – Welfare Culturale: azioni di sistema per un indirizzo nazionale” e poi a #Siena per “La città potenziale – il welfare culturale come risorsa nello sviluppo sociale di una comunità”.
E’ un ambito sul quale la Regione Toscana è già impegnata con diverse sperimentazioni, per esempio il progetto dedicato ai “Musei per l’Alzheimer”.
Il tema va però ben al di là dell’accessibilità ai luoghi dell’arte, della cultura o del paesaggio.
Condividere bellezza
La condivisione della bellezza e dei saperi, in tutte le sue diverse sfaccettature, la possibilità di partecipare ad esperienze coinvolgenti, diventano infatti determinanti di salute, di grande efficacia per il raggiungimento del benessere individuale e la coesione della comunità.
In Toscana, con il nostro territorio di straordinaria e diffusa ricchezza artistica, culturale e del paesaggio, abbiamo tante opportunità da valorizzare, anche grazie al prezioso tessuto rappresentato dal nostro associazionismo.
Una valorizzazione che è anche una ripartenza, dal momento che salute e cultura sono stati i due ambiti più colpiti dalla pandemia. Che ci ha mostrato quanto l’isolamento e la non partecipazione alla vita della comunità peggiori la salute della comunità stessa: pensiamo ai nostri giovani e a come il lockdown abbia lasciato in loro disagi, problemi psicologici e relazionali. Ma ci ha anche mostrato come molte realtà abbiano reagito all’isolamento proponendo percorsi virtuali e innovativi, come l’esperienza del Museo Marino Marini a Firenze.
L’orizzonte di una politica regionale sul welfare culturale dovrà riuscire a incrociare e a dare risposte a vecchie e nuove tematiche di inclusione, perché il Covid ha già prodotto e produrrà nel breve/medio periodo una crescita di bisogni sociali e sociosanitari.
Gli ambiti di lavoro per il futuro prossimo
Per questo abbiamo iniziato a definire gli ambito su cui orientare il lavoro.
La socializzazione, perché i luoghi della cultura hanno una funzione fondamentale per promuoverla. Pensiamo all’invecchiamento attivo, al contrasto alla povertà, che spesso diventa emarginazione e isolamento, o al ruolo che la socializzazione potrà avere per il potenziamento delle cure domiciliari. Perché non si traducano in isolamento, è fondamentale investire sui luoghi e le forme per mantenere un legame tra il singolo paziente e la comunità: in questo senso le istituzioni culturali possono svolgere un ruolo fondamentale.
Cura e riabilitazione, perché l’attività culturale può svolgere queste funzioni, per esempio in alcune malattie neurologiche o nel campo della salute mentale.
Il mondo del lavoro, perché attraverso il fondo sociale europeo e la programmazione regionale, in collaborazione con le Zone distretto/Sds, è possibile offrire alle persone vulnerabili (con disabilità, migranti, ex detenuti, altre fragilità) percorsi di inserimento lavorativo e tirocini formativi, che potrebbero essere svolti in collaborazione con le imprese culturali e le organizzazioni del terzo settore che si occupano di cultura.
Un passo importante sarà sicuramente quello di evidenziare le tante iniziative fin qui già realizzate, mappando e promuovendo occasioni di collaborazione e di messa in rete.
Per portare alla luce il grande patrimonio di impegno e passione civica che caratterizza la nostra regione e che ha dato e potrà dare il suo fondamentale contributo per farci superare come comunità intera, inclusiva e coesa, questa drammatica emergenza sanitaria.
Ringrazio gli organizzatori dei due eventi per invito e per l’interessante opportunità di confronto che ci è stata offerta.