“Atlante della corruzione”, in Consiglio regionale il libro del Prof. Vannucci

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Il 3 ottobre scorso in Consiglio regionale abbiamo presentato il volume  “Atlante della corruzione” di Alberto Vannucci, professore presso l’Università degli studi di Pisa e tra i massimi esperti della materia. Oltre all’autore, hanno partecipato Ettore Squillace Greco, procuratore capo della procura di Livorno e Donatella Francesconi, giornalista de Il Tirreno, da anni si occupa di corruzione nella pubblica amministrazione e non solo.

La corruzione in Italia è un problema non tanto perché è più diffusa rispetto a quella che osserviamo in altri Paesi, ma per la sua struttura consolidata, sistemica. La sistematicità rende la corruzione italiana un po’ diversa da quella di altri Paesi e sicuramente più preoccupante in termini di effetti che ha sulla qualità della democrazia, tanto da generare un meccanismo di tipo verticale, che ha cioè costituito un vero e proprio blocco di potere.

Un blocco di potere che ai tempi di mani pulite aveva un suo equilibrio, una cabina di regia: i principali partiti politici.

Rispetto al modello che anche gli analisti avevano costruito per capire Mani Pulite, che cosa è  cambiato oggi? Attualmente la dinamica della corruzione, come ci ha spiegato il Prof. Vannucci, assomiglia alla tettonica delle placche. Ci sono forze sotterranee che sprigionano enormi energie che di tanto in tanto producono effetti in superficie, ma in realtà anche se non li vediamo a livello sotterraneo creano grandi e continui movimenti, legami indicibili, patti nascosti che si reggono sulla ricattabilità incrociata. Il sottomondo della corruzione, oggi, si presenta così.

La corruzione non è cambiata solo nell’organizzazione del suo potere ma anche nelle forme e nelle modalità in cui si manifesta. Ci sono forme, ad esempio, di corruzione legalizzata: “i pochi che si appropriano dei beni di tutti, la corruzione è il paradiso neoliberista realizzato”, afferma Vannucci che riporta l’esempio della larga diffusione del gioco d’azzardo in Italia.

Il baricentro del potere occulto della corruzione in Toscana e nel Paese si è dunque spostato dal baricentro dei partiti in una direzione che vede al centro soggetti che hanno un ruolo più ambiguo e più opaco. I faccendieri, attori protagonisti della nuova corruzione che però non si interfacciano in modo spedito con i diretti interessati. E’ emersa così un’altra figura – anche questa, come il faccendiere, tutta italiana, intraducibile in qualsiasi altra lingua – il prototipatore, ovvero l’interfaccia del faccendiere che si trova all’interno della Pubblica Amministrazione. Questo spostamento verso un ruolo centrale di soggetti che non sono più soggetti pubblici è un tratto comune a tutte le più rilevanti vicende di corruzione degli ultimi anni.

Altra cosa che è cambiata, ‘aggiornandosi’, è la qualità dei protagonisti: col passare del tempo, c’è stata una sorta di eliminazione dei corrotti meno abili.

Il quadro sembra essere desolante e la nostra società per certi aspetti irriformabile.

Ma come ha sottolineato lo stesso Vannucci, non dobbiamo perdere la speranza.

  • Su cosa agire: semplificazione amministrativa e normativa accompagnate da una vera trasparenza, dei processi decisionali ed amministrative degli ultimi venti anni e la lotta alla corruzione ha determinato una moltiplicazione di norme, spesso illeggibili e di difficile interpretazione.
  • un cambiamento di matrice culturale, promuovere comunità monitoranti. La cultura è il prodotto di una lenta stratificazione di abitudini che governano le interazioni delle comunità riprodotte in innumerevoli contesti. Non a caso esistono numerosissimi contesti in cui le cerchie di riconoscimento si basano sul rispetto delle regole, sul mettersi a disposizione della nostra comunità.

Secondo le analisi portate avanti da Vannucci, gli ‘onesti’ sono la maggioranza del Paese, sono loro a dare linfa vitale a un riconoscimento positivo di valori che bisogna far sia emergere che prevalere nella percezione delle persone. Questi onesti devono darsi coraggio, spezzare un equilibrio – l’alternativa è quella di rassegnarsi e adeguarsi.

La crisi ha accentuato le differenze, un arricchimento cospicuo delle fasce più alte. La pratica della corruzione è uno dei meccanismi con cui queste differenze si realizzano in modo inavvertito ai più.

Sarà un caso, ma nei Paesi, come l’Italia, con un alto tasso di corruzione, si spende di meno nell’istruzione pubblica, quando invece sarebbe indispensabile fare il contrario. “La mafia e la corruzione potrebbero essere sconfitte da un esercito di maestre elementari”, sosteneva lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino.

 

 

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