Dopo aver partecipato all’assemblea permanente dei ricercatori del Cnr di Sesto Fiorentino, ho presentato una una mozione in Consiglio regionale: “Anche la Giunta faccia ogni sforzo affinché il Governo metta a disposizione le risorse necessarie”
Sostegno ai ricercatori del Cnr di Firenze da giorni in stato di mobilitazione al polo di Sesto Fiorentino per i tagli previsti dal Governo nazionale nella legge di bilancio, che metterebbero a rischio non solo la loro stabilizzazione, ma anche gli attuali livelli occupazionali. Nell’emendamento al disegno di legge di Bilancio approvato in commissione al Senato sono stati stanziati 10milioni di euro, a fronte dei 120 necessari a coprire la stabilizzazione dei 50mila precari della ricerca così come prevede la legge Madia, la 75 del 2017. Chiediamo alla Giunta regionale di sollecitare i competenti organi governativi affinché nella legge di bilancio in discussione in questi giorni in Parlamento si giunga a una soluzione positiva.
Proprio ieri ho partecipato all’assemblea dei lavoratori del Cnr di Firenze, al polo di Sesto Fiorentino, da giorni in stato di agitazione, sostenuti da Precari Uniti Cnr, Cgil, e Cisl . In Italia da anni la ricerca pubblica ricorre a un precariato strutturale, circa il 40 per cento dell’organico che a Firenze tocca la punta del 45, al quale si continuano a tagliare fondi e risorse.
Il decreto 75/2017 ha fornito lo strumento legislativo per il superamento del precariato, ma così come sottolinea il presidio permanete dei lavoratori CNR Area della Ricerca Firenze, ad oggi la volontà della dirigenze del CNR e dei Ministri Miur e Mef non sembra andare nella stessa direzione. Inoltre, il Governo non ha stanziato i fondi adeguati a rispondere all’intero processo di stabilizzazione. La ricerca pubblica deve passare da essere un capitolo di spesa ad essere un investimento indispensabile per lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese.
Oltre un terzo del personale del CNR è precario, con un’anzianità media di 7 anni e con casi che raggiungono addirittura i 20 anni. Una situazione di stallo vergognosa a cui è urgente porre rimedio e di fronte alla quale suona davvero inutile e stucchevole lamentare la cosiddetta fuga dei cervelli all’estero. La politica e le istituzioni hanno il dovere di ridare dignità al lavoro, dando seguito agli impegni presi nei confronti di chi rivendica il diritto ad avere una prospettiva di vita e di crescita.